Quella che si apre davanti ai tuoi occhi è la piazza più antica del paese, il vero centro antico.
Qui la strada è proprio stretta. A destra ancora una catasta, stavolta tridimensionale: e’ “Free Water”. Una donna piange e affida alla copiosa lacrima azzurra su un volto addolorato la protesta contro la privatizzazione dell’acqua. Il ben comune si paga e l’unica acqua gratuita che ci resterà sarà proprio quella del nostro pianto.
Il piccolo slargo alla tua sinistra si apre su una ristrutturazione particolarmente curata. Così come andrebbe sempre fatto.
La ristrutturazione è stata fatta utilizzando sasso, calce e sabbia locale rispettando i criteri di un tempo ed evitando l’uso di prodotti cementizi. Gli intonaci esterni sono ancora gli originali e nei poggioli è stato utilizzato legno di larice tagliato a sega, lasciato naturale e intagliato rispettando i motivi tradizionali e caratteristici. L’edificio pur avendo cambiato destinazione d’uso ha così mantenuto la stessa struttura del antico tabià.
Ora, dopo non aver notato la pavimentazione particolare, a “smoleri” in porfido, usati sulle forti pendenze al posto dei soliti cubetti, pochi passi in salita e sei di nuovo sulla piazza antica. Nota la rima!